Pino Perrone presenta lo ‘Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival’ e parla anche di grappa
Pino Perrone, whisky consultant dello ‘Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival’ presenta la due giorni romana e parla di grappa e mondo ‘spiritoso’
Lo ‘Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival’ arriva alla sesta edizione, in programma nella cornice del Salone delle Fontane all’Eur di Roma i prossimi 4 e 5 marzo. Ci delinea la struttura di questa ricca edizione? Qualche masterclass, seminario, ospite che vuole segnalare?
La struttura del festival é quella oramai consolidata da un paio d’anni a questa parte. Aziende che, con i loro stand, propongono numerosi whisky in degustazione. Un vasto lato destinato alla mixology con blasonati barman che ci delizieranno con cocktail che prevedano il whisky come ingrediente. Un’area gourmet per non rimanere digiuni, in un contesto che prevede assunzione di bevande fortemente alcoliche. Una competition per barman per creare un cocktail con ingredienti contenuti in una blackbox. Seminari e masterclass condotte da relatori d’eccezione. Tra questi ultimi faccio fatica a individuare qualcosa da segnalare e pertanto per rispondere comunque, gioco “sporco” e promuovo le mie due masterclass: su Jura e sui Blended degli anni Settanta. Tutte le informazioni le trovate comunque sul sito ufficiale spiritofscotland.it.
Nel programma del festival era prevista la presentazione del libro ‘Whisky Eretico’ con il grande Silvano Samaroli che è venuto a mancare proprio in questi giorni. Ci delinea un suo ricordo personale?
Difficile rispondere senza far trasparire l’emozione. Quest’anno é decisamente iniziato male per quel che mi riguarda. La notizia era del tutto inaspettata. Un ricordo l’ho tracciato qui: http://spiritofscotland.it/blog/samaroli-una-lettera-un-ricordo-un-saluto/. Posso solo aggiungere che Silvano ha cambiato radicalmente il concetto di whisky, single malt e imbottigliatore indipendente. Malgrado ne siano sorti altri prima di lui, solo con Silvano sono giunti alla nostra conoscenza. Ha sempre anticipato le tendenze, creandole. Ho sempre amato gli eretici anticonformisti e mi mancherà moltissimo il suo humor. Mi divertivo a prenderlo in giro circa le sue iniziali. Assieme a Sandro Sangiorgi era il mio riferimento per ciò che concerne l’idroalcolico e gli dicevo: ‘ma guarda te se debbo essere ispirato da due miti che hanno le stesse, inquietanti iniziali!’. E Silvano, scherzando, diceva che lui era anche peggio perché di ‘S’ ne aveva tre.
Un appassionato di whisky come degusta questo nobile distillato?
Innazitutto bicchiere e temperatura di servizio. Sto rispondendo a una testata che ha molte cose in comune con la mia passione. La temperatura non dovrebbe essere molto dissimile da quella per i vari distillati, circa 18 gradi. Il bicchiere non molto distante da quello usato per le grappe, con una pancia leggermente più pronunciata e meno cilindrico nel finale. Se siamo di fronte a una grande invecchiamento, lasciamolo riposare nel bicchiere e odoriamolo a più riprese per consentirgli di sviluppare il maggior numero di aromi. Bisogna avere tempo a disposizione. Incliniamo il bicchiere e roteiamolo leggermente per portarlo prima a una narice e poi all’altra. Infine, solamente dopo aver catturato più aromi possibili, assaggiamolo e valutiamone il finale. Se vogliamo aggiungiamo pochissime gocce d’acqua per rompere le catene degli esteri e sviluppare ulteriori sentori, in particolar modo fruttati. Per quel che concerne l’abitudine di qualcuno di aggiungere ghiaccio, facesse pure. Si creerebbe in questo modo un’altra cosa, un drink. Non è vietato. Mi domando in quali altri distillati ciò avviene.
Parliamo di imbottamento. Quali sono le botti migliori e come avviene l’invecchiamento? Si legge anche di botti lasciate nell’acqua marina…
Di storie in Scozia se ne raccontano molte. Forse i produttori di grappa dovrebbero imparare a fare altrettanto. In realtà, se ciò avveniva in passato, ora difficilmente accade. Questo non impedisce che alcuni whisky delle isole e di Campbeltown abbiano dei sentori salati derivanti presumibilmente dalla traspirazione nella botte dell’ambiente prossimo al mare dove sono stivate le botti. Le botti migliori sono quelle usate. Principalmente si usano ex sherry di capacità all’incirca di 500 litri ed ex bourbon con capienza attorno ai 200 litri, e le cosidette hogshead, vecchie bourbon barrel sdogate e riassemblate per aumentare la capacità a 250 litri. Anticamente, si adoperavano quasi esclusivamente botti di ex sherry, che sono costruite con legno di quercia europea. E’ opinione di molti che, invece, siano migliori quelle di ex bourbon, prodotte con legno di quercia bianca americana, per via della porosità. In queste ultime, il legno è più sottile e favorisce, attraverso l’invecchiamento, un lento passaggio di ossigeno che aiuta lo sviluppo dei congeneri.
Dal suo particolare punto di vista di esperto e vista l’esperienza di questi anni con il festival, come vede cambiato il gusto dei consumatori e come vede cambiato di conseguenza il mercato del whisky in Italia?
Mi diverto sempre a correggere quella parola. Esperto. Non lo sono perché ritengo che nessuno possa così definirsi. Preferisco ‘appassionato colto’. Ad ogni modo, ho avuto occasione di constatare che c’é un aumento di richiesta di prodotti di qualità al quale credo abbiamo in piccola parte contribuito anche noi. Molti giovani si stanno avvicinando agli whisky, richiedendo sopratutto i così detti ‘torbati’.
Il whisky non è solo sinonimo di Scozia, ma anche di Stati Uniti, Irlanda, Giappone e altri Paesi. Quali le differenze sostanziali tra i prodotti dei vari Paesi?
E’ verissimo. Infatti, tra i più richiesti al momento ci sono proprio gli whisky provenienti dagli Stati Uniti, i bourbon prodotti essenzialmente con il mais e, da un anno a questa parte, i rye prodotti con la segale. L’Irlanda gode di una rinascita non solo produttiva ma anche d’interesse da parte del pubblico. Degni di nota per le loro caratteristiche di struttura e di sviluppo aromatico che verte principalmente sulla frutta tropicale, sono gli whisky prodotti in climi equatoriali asiatici con forte evaporazione durante l’invecchiamento, come India e Taiwan. Ma quelli più “ gettonati” di tutti sono quelli provenienti dal Sol Levante, vuoi per la fascinazione che questa splendida nazione suscita, vuoi per l’eleganza e la sobrietà che li contraddistinguono, vuoi per pura e semplice moda.
Fonte: Ufficio Stampa ‘Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival’