Una grappa sempre più rosa, da sempre. La scopriamo con le Donne della Grappa
La grappa è stata per troppo tempo associata al consumo prevalentemente maschile, senza tenere nella giusta considerazione il ruolo della donna come produttrice, assaggiatrice e consumatrice capace di esaltare e valorizzare al meglio gli aromi e i profumi che rendono ricco e variegato il mondo “spiritoso”, grazie alla sua maggiore sensibilità sensoriale. Anag ha incontrato Elisa Belvedere Mazzetti, presidente da pochi mesi delle Donne della Grappa e la più giovane esponente ad aver ricoperto finora questo ruolo nell’associazione, per scoprire insieme a lei come è cambiato il modo di vedere la grappa al femminile.
Come e quando è nata l’Associazione Donne della Grappa e quali sono le sue iniziative più importanti? La nostra associazione è nata nel gennaio del 2001 per volontà di un gruppo di produttrici, tecniche e giornaliste. L’obiettivo che si è posta da subito è stato quello di andare oltre l’immagine del distillato di bandiera troppo legata ancora a un mondo e a un consumo prettamente maschile, proponendolo anche in cucina e nella miscelazione, ma soprattutto divulgando l’arte del degustare e del consumo consapevole. Su queste basi, l’Associazione propone, durante tutto l’anno, diversi momenti di degustazione e di confronto con le sue 300 socie, oggi oltre 300 dalla Sicilia al Trentino e una persino dal Giappone, e promuove anche ricette culinarie a base di Grappa, attraverso il web.
Lei ne è alla guida da pochi mesi. Come si trova? Sono onorata dell’incarico che mi è stato affidato e cercherò di svolgere i miei compiti al meglio. Siamo un gruppo affiatato che si muove nella stessa direzione e questo rende tutto più facile e piacevole. La figura fondamentale dietro le quinte è la nostra segretaria Alessandra Gatti, che riesce sempre a tenere il gruppo aggiornato sulle diverse iniziative anche nei periodi più “caldi” come quello della distillazione, in cui ognuna di noi viene travolta da mille impegni. È un braccio destro a cui difficilmente l’associazione potrebbe rinunciare. Dopo qualche mese dall’elezione, tra l’altro, è nata mia figlia e Alessandra è di grande aiuto ancora di più in questo momento.
Le donne, da sempre, sono parte attiva delle distillerie e molte di queste sono nate per impulso delle donne di famiglia. Qual è la spinta che le ha mosse a occuparsi di distillazione secondo Lei? La donna ha una sensibilità superiore rispetto all’uomo e in un ambito come il nostro questo è sicuramente molto utile, dalla lavorazione della materia prima in distilleria, in cui viene richiesta una certa dote nel riconoscere i vari profumi e sapori, fino al confezionamento dei prodotti, in cui l’estetismo femminile suggerisce una presentazione sempre più ricercata ed elegante. La donna ha anche una notevole capacità organizzativa, sviluppata, forse, proprio dalla necessità di dover conciliare la famiglia e il lavoro nel miglior modo possibile e anche questo aiuta sicuramente nella gestione dell’attività.
Qual è, invece, il contributo della vostra associazione per promuovere la conoscenza della grappa, che spesso viene associata a un consumo prettamente maschile? Come già anticipato, promuoviamo il consumo del prodotto non solo nella maniera tradizionale ma anche in cucina e nei cocktail. Ci rivolgiamo perlopiù a un pubblico femminile, attento alle novità, curioso ed esigente, ma non solo: essendo io molto giovane, cerco sempre di sensibilizzare anche i miei coetanei a un consumo responsabile e legato al piacere della degustazione piuttosto che alla ricerca dello “sballo”.
Quali sono le tipologie di grappa che più apprezzano le donne “spiritose”? Le grappe aromatiche e invecchiate sono le più richieste al momento, anche se io personalmente amo le giovani, più schiette rispetto alle “suadenti” barricate.
La presenza femminile sta crescendo anche in Anag, dalla guida federale a quella delle associazioni regionali fino alle partecipanti ai corsi per assaggiatori. Cosa pensano le Donne della Grappa di questa associazione di assaggiatori? L’Anag svolge un ottimo lavoro a livello nazionale, facendo cultura del prodotto. Questo prezioso distillato ha bisogno di essere conosciuto per poter essere apprezzato appieno e l’associazione persegue questo obiettivo nel migliore dei modi. I corsi di degustazione e gli incontri diretti con i produttori sono il miglior modo per far conoscere il distillato di bandiera a livello internazionale e anche noi non ci poniamo limiti.